sabato 7 maggio 2011

Appunti della relazione del Prof. Savagnone

Le sfide educative come opportunità nell'attuale contesto socio-culturale

 
Siamo in tempi di emergenza educativa: i giovani di oggi vivono situazioni e fenomeni estremamente problematici.
C’è un secondo volto della emergenza educativa: i giovani sono sempre stati problematici; ma siamo certi che questa emergenza riguardi i giovani soprattutto? Riguarda noi educatori, noi abbiamo proiettato loro tutto questo. Facciamo crescere i ragazzi senza prospettive culturali ricche di fascino. La chiesa è incapace di accompagnare i giovani nella vita quotidiana, Non abbiamo noi più la voglia e l’entusiasmo di educare. Molti contano a ritroso i giorni che li separano dalla pensione. Sono venute meno le motivazioni in molti.
I giovani, anche se non ne sono consci, stanno male e non solo per le aggravanti di un’educazione sbagliata da parte degli adulti, ma perché un ospite inquietante fiacca le loro anime, intristisce le passioni. Nemmeno  gli adulti possono essere considerati il punto di riferimento dell’emergenza educativa che si sta vivendo. Nichilismo, è dire che le cose è come se non esistessero, non c’è più differenza tra una meta e l’altra meta, tutto si equivale. I giovani non hanno più la capacità di scegliere niente. Non si tratta di demonizzare i giovani. C’è un discorso culturale da fare, qui la sfida alle nostre chiese e comunità cristiane. A volte diamo l’impressione di non crederci più abbastanza neppure noi. Persone che non conoscono più le ragioni del bene e del male, non ne conoscono la differenza e allora come possono educare?
Baumann parla di una società liquida.
C’è un’acqua che uccide, oltre a quella che dà vita. L’acqua è instabile, emblema di una situazione di grande instabilità  e turbamento. Per Baumann niente ha più forma; l’acqua è informe e la nostra società ha questo problema di cose che non hanno più forme. In questa società informe niente è più stabile. Perché il Signore scelse dei pescatori come apostoli e non dei contadini?i pesci si spostano, i semi no. Nell’educazione non c’è una ben precisa sicurezza di dove buttare la rete, bisogna cercare i pesci, imparare da loro, i pesci sono i maestri del pescatore, che impara un po’ alla volta a capire. I pesci sono muti, ma il pescatore deve capire, attraverso il loro silenzio, dove li può trovare. Il pastore segue le pecore dove si spostano, ma per averne cura, non per catturarle. Il buon pastore conosce le pecore non per catturarle, ma perché le ama. La società liquida ci fa riflettere sul tema del pescatore, per la mancanza di strade precostituite…non si può dire si è fatto sempre così. Il mare è cambiato, un vento nuovo soffia, i pesci si spostano. Questa società liquida , non si può demonizzare questa cultura; non va ignorata…è ben più di uno scenario in cui la comunità cristiana si muove; dobbiamo respirarla pure noi. Dobbiamo prendere coscienza di ciò che stiamo respirando; prendere coscienza di alcuni aspetti problematici della cultura contemporanea e far leva sulle risorse offerte dalla cultura stessa; trarre da questo apparente nulla qualche cosa, a noi avere la fiducia e il coraggio; non vogliamo e dobbiamo tornare indietro, è illusorio credere che il passato sia stato perfetto. Occorre essere fedeli alla vita che nasce; se è morto il passato, ci sono delle ragioni. Non vogliamo ricostruire le scuole di un tempo, dove non si parlava con i professori o tornare  alla Chiesa di 50 anni fa!Vogliamo andare avanti, ma ciò comporta sfidare il mare e camminare sull’acqua, senza rimpianti; la nostra deve essere un’educazione ispirata sulla logica dell’Esodo e non al ritorno di Ulisse ad Itaca. E’ Dio che crea nuove cose, anche nella nostra educazione dobbiamo creare nuove cose. Dobbiamo prendere gli orientamenti pastorali per quello che sono, prendendo tutto quello che hanno di bello e di meno bello. Hanno una grande virtù: dicono loro stessi di non voler avere loro stessi l’ultima parola. La Chiesa vara sempre nuovi documenti per far dimenticare che quelli precedenti non sono stati presi sul serio; si insegue una sempre nuova verità senza chiedersi di cosa ne è stato delle precedenti.  Il titolo “Educare alla vita buona del Vangelo”. Cosa si intende dire? Il documento quasi certamente tiene conto della grande contrapposizione tra vita giusta e vita buona della filosofia morale. Negli ultimi decenni si è rivalutata una vita buona, felice; non solo senso del dovere! Nella mia vita ho cercato di far balenare davanti agli occhi dei miei alunni il fascino, la desiderabilità: se io voglio essere felice, devo fare questo. Contemplazione da cui scaturiscono conseguenze enormi. Educare significa plasmare i desideri; il problema non è quello che scegliamo, ma quello che dentro di noi siamo. Imparare a desiderare il bene e le cose buone. Aiutare a diventare diversi! Ideale della vita buona è fare il bene con piacere.
Dobbiamo educare alla vita buona e per fare questo dobbiamo tenere conto dell’umanità di Cristo. Le nostre comunità cristiane mancano di umanità, diceva Enzo Bianchi. Cristo non sarebbe stato tale se questa divinità avesse sorvolato la sua umanità, non sarebbe nella nostra storia. Rivelare in noi stessi l’umanità di Cristo. Non siamo chiamati a risolvere semplicemente i nostri problemi, ma quelli di tutti, in un unico orizzonte. Non si tratta di convertire gli altri, ma noi stessi. Essere religiosi non dà una garanzia,occorre tutti metterci in discussione. Se non riusciamo ad essere discepoli di Cristo nella sua umanità, il mondo andrà a fondo. Non sono le fughe nel soprannaturale che ci salveranno!
Occorre  ripensare l’educazione in rapporto al problema dell’essere dei giovani e farlo alla luce della cultura postmoderna. Viviamo una crisi profonda dell’unità delle persone, abbiamo io che sono disgregati, una marmellata. L’io è diventato una società per azioni, che cambia di continuo. C’è una disgregazione del soggetto, che gli impedisce di fare scelte. In una società così opulenta e ricca di messaggi e prospettive è difficile scegliere. E’ la logica del mercato che ci impone la cultura di oggi.
Un tempo c’erano valori che mutilavano la ricchezza di prospettive. Oggi si va riscoprendo che in ogni essere umano c’è una molteplicità. Ognuno di noi ha tanti volti; l’educazione deve tenere come modello la Trinità , dove sono uno e tre. Dio è uno ma è anche diverso in se stesso ed è contento di esserlo. Educazione: seguire la pecora e il pesce dove va, ma saperla ricomporre in unità e riportarla all’ovile. Il termine logos dal greco lego: significa raccogliere in unità cose diverse, senza fonderle; lego vuol dire collegare.
Oggi si vive nel presente, il passato sembra non esserci più; una società senza tradizioni è una società senza autorità, che è un origine ( augere: far nascere, far crescere). Bisogna lottare contro una cultura che non ha più padri e maestri; valorizzare e non distruggere, recuperare un rapporto di autorità che dia spazio e crei possibilità di confronto. L’autorità va riempita con autorevolezza, si è autorevoli se ci si lascia educare dagli altri. L’autorità, a differenza del potere, esige riconoscimento. Il dirottatore e lo stupratore, per esempio, hanno potere, ma non hanno autorità perché sono senza riconoscimento. Nella vita non esiste “Sono fatti miei!” Nel momento in cui diciamo di fare i fatti nostri dimentichiamo che le nostre scelte non riguardano mai solo noi! Oggi i giovani non contestano più gli adulti, probabilmente perché fanno loro pena. Riscoprire che non ci sono i fatti nostri, quanto individualismo nelle nostre comunità cristiane! Nessuno dice più le cose che pensa  e la verità!Bisogna uscire da questa logica individualista.
L’individualismo si sana recuperando e riscoprendo l’autenticità dei singoli. Valorizzare l’essere a partire dell’autenticità delle persone. Persone che non hanno più il senso della vita. I giovani non credono più di potersi battere per niente. Il valore dell’autorealizzazione non va demonizzato, ma occorre imparare a correggerlo. E’ una trappola se la si assolutizza, non corrisponde alla verità. Non va eliminata, ma deve essere sempre in funzione di una missione che si sta svolgendo, di un servizio. Quando dimenticando ti sarai dato, scoprirai che ti sei realizzato con sostanza. Educare a percepire il valore della autorealizzazione, ma far vedere i valori positivi sui quali ci si può realizzare.

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